Gli articoli della categoria “#Neurocyber chronicles”  sono basati su modelli fantascientifici ovvero concept futuristici distopici che traggono elementi dalla scienza moderna o dalle ultime news in campo tech. I personaggi, nomi, luoghi, società, storie e immagini potrebbero essere puramente casuali e non reali, la divulgazione di questi articoli ha fini per scopi di ispirazione e curiosità.

 

Dalla sicurezza informatica alla sicurezza cognitiva: nasce il primo firewall neurale per difendere la mente dalle intrusioni digitali.

La startup NeuroLink Defense sviluppa il primo firewall cognitivo che protegge le interfacce cervello-computer da intrusioni e manipolazioni neuronali. Un passo verso la cybersecurity del pensiero

Introduzione

Nel 2030 i dispositivi BCI (Brain–Computer Interface) saranno diffusi quanto gli smartphone.
Oggi controllano protesi, videogame, droni e persino intelligenze artificiali domestiche.
Ma ogni nuova connessione apre una nuova vulnerabilità.
E se un hacker potesse entrare nel tuo cervello come in una rete Wi-Fi?

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È da questa domanda che nasce NeuroLink Defense, una startup olandese che dichiara di aver creato il primo firewall cognitivo: un sistema capace di filtrare e bloccare segnali neurali malevoli, proteggendo il pensiero umano come un firewall protegge i dispositivi in una rete.

Il concetto: un “firewall sinaptico”

Il dispositivo progettato da NeuroLink Defense non analizza pacchetti dati, ma pattern sinaptici.
Tramite un modello d’intelligenza artificiale addestrato su attività EEG ad alta risoluzione, il sistema apprende la “firma neurale” naturale dell’utente e rileva deviazioni causate da interferenze esterne.

> “È come se avessimo costruito un IDS (Intrusion Detection System) per la mente,”
spiega la fondatrice Lena Verhoeven, neuroingegnera e hacker etica.
“Quando un segnale anomalo tenta di influenzare la corteccia sensoriale, il sistema reagisce creando un campo neurale inverso che neutralizza l’intrusione.”

Un pensiero, un impulso o un ricordo non vengono più considerati solo dati: diventano asset da difendere.

Realtà o fantascienza?

Sebbene “NeuroLink Defense” sia ancora un concept sperimentale, la base scientifica non è fantasia.

Nel 2024, un articolo dell’Association for Computing Machinery (ACM) ha sollevato l’allarme:
le interfacce cervello-computer sono vulnerabili a intrusioni remote e attacchi di manipolazione sinaptica (fonte: ACM Communications).

Anche l’arXiv ha pubblicato studi sui possibili attacchi “neural flooding” – interferenze elettromagnetiche capaci di disturbare i segnali BCI (arXiv 2007.09466).

Ciò che oggi sembra un prototipo teorico, domani potrebbe diventare una necessità etica e industriale, come lo è stato il firewall negli anni ’90.

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La sicurezza cognitiva come nuova frontiera

La cybersecurity tradizionale difende sistemi, reti e dati.
La neurosecurity difenderà emozioni, ricordi e intenzioni.

Le future minacce non colpiranno solo i server, ma anche i neuroni.
Intrusioni neurali, “neuro-phishing”, e manipolazioni cognitive diventeranno le nuove armi nel cyberspazio.

> “Difendere la mente sarà la prossima rivoluzione della sicurezza digitale,”
scrive Hackerpunk company, “e il confine tra hacker e neuroscienziato sarà sempre più sottile.”

Conclusione

NeuroLink Defense rappresenta la prima visione concreta di cybersecurity cognitiva:
una fusione tra neuroscienza, AI e protezione digitale.
Se un giorno le menti saranno connesse come i server,
questo sarà il primo firewall per la coscienza umana.

 

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Di HPadmin